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Il terremoto a Ferrara nel 1570 e analogie climatiche attuali

Franco Zavatti

In questo post riprendo una parte degli aggiornamenti (del 20.6.2023) al pdf "Sono scettico climatico", basati su informazioni derivate dalla rilettura del volume
E. Guidoboni, F. Mulargia, V. Teti (a cura di): Prevedibile/Imprevedibile: Eventi estremi nel prossimo futuro, Rubbettino Editore, 2015.
In particolare descrivo il contributo di Emanuela Guidoboni che ha come argomento il libro di Pirro Ligorio: Libro di diversi Terremoti", codice 28,Ja II 15 delle Antichità romane, Archivio di Stato di Torino, edizione critica, introduzione e apparato storico a cura di E. Guidoboni, Edizione Nazionale delle opere di Pirro Ligorio, Di Luca, Roma, 2006.

Tra le pagine 319 e 342 del primo volume citato (Prevedibile /Imprevedibile) l'autrice descrive il testo di Ligorio (1513-1583), un noto architetto della corte pontificia che sostituì Michelangelo, dopo la sua morte, nella direzione della fabbrica di San Pietro e concluse l'opera e che, successivamente, fu allontanato (il termine giusto credo sia "cacciato") per contrasti; suoi anche Villa D'Este a Cernobbio (CO) e il Parco dei Mostri di Bomarzo (VT).
Nel 1568, due anni prima del terremoto, fu chiamato nel Ducato d Ferrara come antiquario di corte e fu quindi testimone del terremoto che il 17 novembre 1570, con tre forti scosse, colpì Ferrara e distrusse buona parte della città; in particolare colpì duramente il Castello Estense e costrinse la corte intera a rifugiarsi in capanne e tende, tra il fango e il ghiaccio di uno degli inverni più rigidi della Piccola Era Glaciale (PEG); le scosse, iniziate, sembra, il 1.o novembre 1570, si protrassero per circa quattro anni. Se quelle descritte erano le condizioni della corte, lascio immaginare quale potesse essere la tragica situazione della gente comune.

Pirro Ligorio ebbe l'intuizione e la capacità di registrare gli eventi di cui fu testimone e, data la sua professione, di notare e descrivere quali parti delle costruzioni venivano maggiormente danneggiate dalle scosse; usò queste informazioni per proporre -primo nel mondo occidentale- un tipo di costruzione che oggi definiremmo "antisismica". Con lungimiranza, Ligorio si rese conto che se il terremoto era (ed è) imprevedibile, i suoi effetti sulle costruzioni non lo erano affatto e che era necessario costruire con accuratezza perché il sisma amplifica fortemente ogni errore costruttivo.

Oltre che dal libro di Ligorio, questo terremoto è ben documentato, ad esempio dagli ambasciatori degli stati vicini (e anche lontani) che iniziavano i loro resoconti con la notazione "Dov'era prima Ferrara", per cui è possibile ricostruire l'ambiente locale e quello esterno in cui si sono svolti gli avvenimenti.

Il terremoto fu del tutto inatteso perché la teoria del tempo non prevedeva questi eventi in pianura (ma la stessa meraviglia è stata registrata in occasione del terremoto emiliano del 2012, per cui non possiamo meravigliarci più di tanto) e la messa in discussione della teoria diede origine ad una importante ricerca delle cause o delle ragioni di un evento tanto traumatico. Furono identificate:

Emanela Guidoboni scrive, a proposito delle ragioni ambientali: "Le accuse si muovevano in un quadro ideologico e teorico ed erano sull'idea che la natura fosse in un equilibrio permanente che doveva essere preservato pena la catastrofe."
Ognuno di noi si rende conto che "il quadro ideologico" dei nostri salva-pianeta da marce del venerdì e, in altro ambito, da tastiera è molto simile a quello dei loro "avi" di cinque secoli fa: infatti ascoltiamo e leggiamo in continuazione che "la CO2, prima dell'inizio della rivoluzione industriale, era sempre rimasta stabile a 280 ppm e dopo l'uomo ha iniziato una modifica di quella stabilità che in pochi anni ci porterà alla catastrofe".
Non posso dimostrarlo in modo inoppugnabile ma sono sicuro che ognuna di queste "esplosioni antropofobiche" sviluppatesi nei secoli (o nei millenni?) aveva in sè una: "questa volta è diverso" e "l'ha detto la scienza".
E se oggi ridiamo (sorridiamo bonariamente) delle affermazioni che nella seconda metà del 1500 venivano prese seriamente, perché dovremmo considerare veritiere le posizioni che tra qualche decennio saranno valutate come ridicole?

L'autrice scrive ancora "il 18 dicembre 1570, in una giornata rigida di ghiaccio e neve, due frati cappuccini entrarono nella chiesa dello Spirito Santo e, aperte le sepolture, estrassero dei cadaveri quasi putrefatti e puzzolenti e tenendo nelle mani i teschi e sopra le spalle i cadaveri, percorsero la città gridando che era giunta la fine di Ferrara e implorando la misericordia divina".
Leggendo queste parole, a me è venuta in mente XR (Extintion Rebellion): gli attuali e meno macabri incollamenti a opere d'arte di vario tipo e i blocchi stradali sono di certo adeguati a nostri tempi ma sono certo che lo "spirito animatore" non è dissimile da quello dei due frati cappuccini del 1570.

Conclusioni
L'unica conclusione che mi sento di trarre è la stessa (la sua in altro ambito) del sindaco di Cesena:

anche io pensavo (o meglio, speravo) che il Medioevo fosse finito (le vicende narrate si sono però svolte all'inizio del Rinascimento).


22.6.23