CM91
Inuit(1) e cambiamento climatico
Franco Zavatti
(1)L'etnonimo Inuit ha sostituito quello di
Eskimaux/Eskimos/Eschimesi di origine straniera e utilizzato fino agli anni
'70. Inuit significa "uomini"; Inuk significa "una persona"; la forma duale
"Inuuk" si riferisce a "due persone". La lingua Inuit, detta polisintetica,
appartiene alle lingue Eskaleute e si divide in quattro gruppi, dall'Alaska
all'Artico canadese (est ed ovest) alla Groenlandia.
Per motivi familiari ho letto un articolo del 2013 di Frédéric
Laugrand, professore di Antropologia all'Université Laval (Canada) in
traduzione italiana, apparso sull'ultimo numero della rivista Il Polo
dell'Istituto Geografico Polare "Silvio Zavatti" di Fermo.
Il Polo non è disponibile in rete e l'istituto non è ancora
agibile dopo il terremoto dello scorso anno nell'Italia centrale, per cui
faccio riferimento all'articolo originale, in francese, liberamente
disponibile a http://communication.revues.org/4458 ;
doi:10.4000/communication.4458
Nel testo html è disponibile anche un link alla versione pdf che
però richiede un accesso a openedition.org che io non ho.
L'articolo mi è apparso molto interessante sia per gli argomenti
che affronta che per il punto di vista antropologico -ad entrambi non sono
molto abituato- ma soprattutto per l'obbiettività che l'autore
dimostra di avere.
Rimandando al testo completo per una migliore comprensione, estraggo
dalla traduzione italiana (21
pagine) su Il Polo alcune frasi che mi hanno colpito, evidenziando
che per forza di cose la scelta è soggettiva (nei fatti, un
cherry picking).
- Tramite la Conferenza Circumpolare Inuit, gli Inuit del Canada da tempo
prestano molta attenzione alla questione del riscaldamento globale. Negli
ultimi mesi sono emersi punti di vista più critici, in particolare in
Groenlandia, nonostante questa questione rimanga complessa e inseparabile
dalle principali problematiche socioeconomiche di oggi. Anche se Mary Simon,
la presidente uscente dell'Inuit Tapiriit Kamatami (una organizzazione
politica inuit, nota di fz) approva i risultati del Gruppo
Intergovernativo sull'Evoluzione del Clima (GIEC) altri leader e numerosi
anziani si mostrano più cauti ... gli anziani non sono stati istruiti
nelle scuole del sud ...
- Per rimanere agli Inuit, la loro cosmologia animista e analogica li
rende poco ricettivi alle ingiunzioni dei climatologi, biologi, ecologisti e
altri esperti della fauna e dell'ambiente. Per gli Inuit, l'incertezza, il
cambiamento continuo, l'imprevedibilità, la trasformazione, sono
dati costanti del loro ambiente di modo che le parole chiave restano
l'osservazione, l'adattamento, la negoziazione e perfino l'improvvisazione.
- È quindi in Groenlandia che gli Inuit hanno mostrato la massima
fermezza. ... A Copenhagen il primo ministro della Groenlandia, Kuupik
Kleist, da un lato ha promesso di sviluppare i progetti idroelettrici per
coprire oltre il 60% delle risorse energetiche entro il 2020 ... il capo del
governo avrebbe dichiarato ad un giornalista spagnolo de El Pais che
il suo paese, avendo nel suo territorio la seconda riserva mondiale di
petrolio dopo l'Arabia Saudita, aveva l'intenzione di sfruttarla nonostante
il riscaldamento globale (Nunatsiaq News 17 dicembre 2009)... Come
altre nazioni emergenti, la Groenlandia subordina, quindi, il riscaldamento
globale ai suoi obiettivi di sviluppo, una posizione che è stata adottata
anche dall'India, dal Brasile e dalla Cina.
- In questo articolo, che si concentrerà solo sull'Artico canadese,
il punto è capire meglio l'attuale riluttanza degli anziani inuit ad
appoggiare la visione degli ecologisti e degli ambientalisti, scommettendo
che si basa su un certo numero di elementi ontologici che purtroppo non
vengono mai veramente affrontati da coloro che che sono interessati alla
questione del riscaldamento globale in queste società. Se questo
assunto è vero, spiegherebbe in parte perchè molti Inuit, che
non negano il cambiamento climatico, la fusione del ghiaccio e la
vulnerabilità del loro ecosistema e della società, vedono
questo problema climatico come una fatalità, un'ossessione
occidentale. Per molti anche i timori sono sproporzionati. Per altri i paesi
incriminati restano quelli del Sud. Per altri ancora non è affatto
possibile invocare il riscaldamento per gestire la fauna selvatica con nuove
quote di caccia, essendo i metodi di censimento dei biologi fortemente
contestati.
- Pur riconoscendo che vi è una connessione tra l'azione umana e il
cambiamento climatico, che l'ambiente artico deve essere protetto
dall'inquinmento industriale, gli anziani inuit continuano a non fidarsi.
Temono di essere soffocati da nuove regole, da un fondamentalismo ecologico
che può nuocere, ancora una volta, al loro modo di vivere come
cacciatori. .... Alla fine, gli Inuit non intendono cedere alla passione
ecologica che finora hanno sempre combattuto, sia che si pensi alla politica
delle quote o al divieto di esportazione delle pellicce decretato
dall'Unione europea.
- ... dimostrare come gli Inuit siano sempre stati sensibili ai
cambiamenti climatici e ambientali, valutando l'adattamento,
l'anticipazione, la resilienza in caso di shock e senza paura di fronte
all'imprevedibile.
- I cacciatori inuit hanno da alcuni anni notato variazioni climatiche e
forse segnali premonitori del cambiamento climatico. Tuttavia, a differenza
degli scienziati occidentali, evitano ogni previsione affrettata.
- ... Gli effetti del riscaldamento globale saranno poi discussi, potendo
anche essere percepiti come un evento salutare.
- In breve, il riscaldamento globale e i dibattiti che solleva,
così come le soluzioni che richiama, dimostrano che l'uomo, nella
nostra società, si pensa sempre come un essere gerarchicamente
superiore alle altre specie, animali e vegetali, in grado di dominare la
natura e influenzare il corso degli eventi. ... tale approccio
richiederebbe, per esempio, che alcune nazioni accettino sacrifici e una
decrescita affinchè gli altri possano emergere approfittando del
riscaldamento globale per sfruttare le proprie risorse naturali. Ma questa
è un'utopia o una cultura politica completamente diversa.
Alcuni pensieri sparsi:
- Il 2013 doveva essere l'anno di transizione tra "riscaldamento globale"
e "cambiamento climatico": i termini vengono usati entrambi con leggera
prevalenza del primo.
- i "salvatori del mondo" si dimostrano, come sempre, sicuri dei loro
dogmi cartesiani (equivalenti ad una religione) e non prendono in
considerazione altre visioni del mondo, ovviamente senza sentirsi in
obbligo di dimostare in primis che queste ultime sono false.
- Anche al Nord (come altrove) il riscaldamento globale è usato come
scusa per ottenere risultati in campi diversi (lì sono le quote di caccia).
- Non seguo molto questi argomenti, ma non ho più sentito parlare
di sfruttamento dei campi petroliferi groenlandesi: chissà quanto
è costato a noi tutti tacitare i desideri di sviluppo di questo
popolo (o, come direbbe qualcuno, quanto abbiamo guadagnato in termini di
salute ambientale ..., al solito, concetto tutto da dimostrare, magari anche
con un bilancio tra i costi e i guadagni dello sviluppo).
- In una parte che non ho riportato, ci si pone la domanda: per chi
dovremmo salvare il pianeta e i suoi animali? Quali sono queste generazioni
future e di chi stiamo parlando?
Mi viene sempre in mente che tutte le generazioni hanno sempre ricevuto in
eredità quanto le generazioni precedenti hanno lasciato loro (potuto, voluto o
dovuto lasciare). Perché noi dovremmo essere diversi (si suppone
migliori) rispetto ai nostri predecessori, solo sulla base di una certezza
fideistica del tutto indimostrata di una superiorità rispetto a
tutti gli altri componenti della natura? E chi siamo noi, San Francesco? E i
nostri padri sono stati forse agenti del Male Assoluto? Ma per favore ...!!!
- In un'altra parte che non ho riportato, relativa agli orsi bianchi, si
dice che gli Inuit non riconoscono la fondatezza dei metodi dei biologi per
contare il numero di orsi (questi procedimenti contribuirebbero ad irretire
gli animali) né la loro diagnosi di una prossima scomparsa ...
al contrario ritengono che siano una popolazione in buona salute.
Mi
sembra di leggere un post di Susan Crockford che, per aver detto le stesse
cose, è stata attaccata in modo molto duro da biologi e salvamondo
vari.
Bibliografia
- Frédéric Laugrand: Les Inuit face aux changements climatiques et
environnementaux,
Communication [En ligne], Vol. 31/2, 2013, mis en ligne le 18 septembre 2013.
URL : http://journals.openedition.org/communication/4458 ; DOI : 10.4000/communication.4458 .
- Frédéric Laugrand: Gli Inuit di fronte al
Cambiamento Climatico e Ambientale, Il Polo, LXXII-4, 9-29, 2017
4.02.2018