Commento per i dati PDO (Pacific Decadal Oscillation)
Franco Zavatti

Durante l'aggiunta di nuovi dataset all'analisi del massimo di 2.87 anni mi sono imbattuto nell'analisi spettrale della PDO (che chiamo pdo-mantua, dal nome del primo autore nella pubblicazione dei dati) fatta da Scafetta in Manzi et al.(2012) e da subito, a prima vista, mi è sembrata diversa dall'analisi che io avevo fatto di pdo-mcdonald, disponibile nel sito del servizio meteo olandese.
Malgrado la diversità, ho inserito il dataset nell'elenco (è il #23) e ho verificato che il rapporto (potenza 2.87/potenza totale) si è inserito perfettamente nell'andamento generale

Ho poi voluto verificare quale fosse la diversità tra i due dataset e ho confrontato sia i dati iniziali che gli spettri a diversa risoluzione. Il confronto tra dati iniziali:

dove le differenze, sia in posizione che in temperatura, appaiono notevoli.
Di seguito i confronti tra gli spettri; al solito la linea verticale arancione marca la posizione di 2.87 anni:


da notare, nel grafico successivo, che i dati mcdonald sono moltiplicati per 5 allo scopo di renderli appena più visibili.

Gli spettri appaiono completamente diversi (come lo sono i dati iniziali) ma la cosa interessante è che il rapporto della potenza a 2.87 sulla potenza totale resta, nei due casi, in linea con l'equazione che lega la potenza al dataset

log(y)=5.17+0.132x

mostrando come il massimo a 2.87 anni sia una struttura stabile rispetto a cambiamenti anche importanti.

Bibliografia
V. Manzi, R. Gennari, S. Lugli, M. Roveri, N. Scafetta, B. C. Schreiber; High-frequency Cyclicity in the Mediterranean Messinian Evaporites: Evidence for solar-lunar Climate Forcing, Journal of Sedimentary Research, 82, 991-1005, 2012, DOI: 10.2110/jsr.2012.81.


24.1.2013