Fig.1: Figura 5 di DLB20a con un piccolo problema di compatibilità tra le lettere della figura e della didascalia, problema che gli autori hanno corretto in un commento al suindicato post su CM. Questa è la figura principale dell'articolo e mostra il modello e il suo spettro wavelet oltre ad alcune statistiche. |
Fig.2: Grafico delle colonne 8 e 9, il modello REHM, e il suo spettro MEM. |
Fig.3: Varianza dei dati di erosività raggruppati in bin di 20 anni. Le frecce blu indicano il bin che contiene l'anno 1709 e l'anno 1950. La linea tratteggiata è il polinomio di secondo grado (la parabola) che rappresenta i dati. Notare come il bin #11 che contiene il 1709 coincida con il minimo della curva. |
In definitiva, l'erosione del terreno dovuta alle piogge diminuisce negli ultimi 518 anni, ma la sua variabilità è in aumento dal 1709 (meglio dire dall'uscita dal minimo di Maunder [1645-1715]); questo significa che dalla ripesa dell'attività solare gli eventi possono produrre fenomeni molto intensi ma anche molto deboli, mentre prima gli eventi erano più simili tra loro.
La memoria lungo termine
In DLB20a si attribuisce la perdita (possibile) di alcuni picchi di
erositività anche alla presenza di memoria a lungo termine (o forte
autocorrelazione dei dati) e si scrive: "The estimated H exponent
(R/S method) equal to 0.84 ... reflects the existence of low-
and high-intensity storm clusters ...".
Nel 2018 (ad esempio in questo post) ho derivato per gli spettri la possibilità
di tenere conto della memoria a lungo termine e ho verificato che
l'applicazione della derivata prima (o delle differenze prime) mantiene
quasi inalterati i massimi spettrali, aumentando la potenza dei periodi
più brevi e diminuendo la potenza dei periodi più lunghi (in pratica è una
de-stagionalizzazione dei dati che abbassa il contributo dei fattori esterni
e amplifica il contributo delle ciclicità interne). Ho quindi applicato la
stessa tecnica ai dati di erosione da pioggia per osservare il comportamento
dello spettro di figura 2 (ma anche della wavelet di figura 1).
Per sapere quale è il peso della memoria a lungo termine,
calcolo l'esponente di Hurst in modo approssimato, utilizzando la formula 5
di Koutsoyiannis (2003) troncata al primo termine: ottengo in questo modo
Ho=0.855 per i dati osservati e Hd=0.697 per le derivate e così abbasso
l'esponente, non ancora ad un livello in cui la memoria a lungo termine non
conta più ma ad una situazione in cui pesa meno, come evidenziato dal
confronto tra le le funzioni di autocorrelazione (ACF) delle due serie nella
figura successiva.
Fig.4: Confronto tra le ACF dell'erosività osservata e la della sua derivata prima. Il miglioramento si osserva nella minore larghezza della funzione della derivata, anche se non è molto elevato: i dati originali sembrano già sufficientemente casuali (poco autocorrelati). |
Fig.5: Derivata prima numerica dei dati di figura 2 e suo spettro MEM |
Commenti conclusivi
Bibliografia
Tutti i dati e i grafici sono disponibi nel sito di supporto. |